Musica, a mezzo tra qui e il mondo

Ho sentito alla radioRai3 (un bel) Ottorino Respighi ("Lauda per la Natività del Signore"), con climi raffinati del ‘900, talvolta anche pastorale come si confà al tempo religioso, colto e popolare insieme. E mentre apprezzavo struttura musicale, cromatismi contemporanei, citazioni antiche e attenzioni storiche (senza essere religioso), ero desolato per la programmazione natalizia musicale dei dintorni, specie quando ricca di voci e strumenti. 

Questo “italico” Respighi, che qualche gruppo avrebbe potuto offrire all’estero (con la pronuncia corretta), invece lo trovo su YouTube solo eseguito da gruppi UK e USA.

I piani politici locali che da un lato parlano di tutela del territorio, messa in evidenza delle risorse locali, ecc., dal lato della musica si dimenticano di queste priorità. Non parlo di “campanili” ma direi che un mezzo-a-mezzo tra qui-e-il-mondo ci starebbe, almeno come guida per i contributi in relazione ai progetti.

Invece scorro e trovo in programmazione: oltre all’onnipresente gospel, Strauss, Saint-Saens, Lutosławski, Jenkins, Rutter, Britten... di sicuro un altro Halleluja (chissà se l’H sarà muta o aspirata) di Cohen. E in piazza Jazz e Ska. Di locale rimane qualche canto alpino, non mi pare più popolare, e di religioso frammenti di gregoriano.

Enti pubblici (per i privati non avrei nulla da dire) sostengono quelle programmazioni di concerti con decine/centinaia di migliaia di euro, certo con il tenero intento di dare alla popolazione un po’ di indispensabile arte, ma pare finiscano per sostenere concerti e programmi inutilmente (se non esclusivamente) esterofili e raramente contemporanei (anche i compositori sono professionisti della musica). Però mai darebbero un contributo per il Cheddar (che certo è un buonissimo formaggio inglese) o a un Bordeaux francese (certo meritevole vino).

Mi pare che ci siano varie evidenze: il territorio locale è da tempo invaso da tante (rigogliose) piante "foreste" - messe a dimora e concimate da tanti coltivatori (anche praticoni), in vari anni - che le poche piante autoctone faticano a spuntare. 

Richard Gallianò diceva che aveva smesso di suonare Astor Piazzolla (che ben suonava) perché era “invadente”, gli impediva di dare il suo contributo musicale (che ora ben suona). 

Ecco, spero in qualcosa del genere: che certe piante siano un po’ meno invadenti e meno concimate (nei fatti concreti, nelle menti) e che si veda spuntare qualche pianta insolita, nuova, meno conforme al filone imperante, che era già lì.

Forse si può prendere esempio da chi fa un buon chinotto. (A.R.)

(Qualche contributo musicale qui: Insieme vocale H2VOX)